La città di Casale e la Diocesi hanno celebrato il Patrono Sant’Evasio. Tanti i fedeli presenti in Cattedrale al solenne pontificale presieduto dal cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa. L’alto prelato è stato accolto nel nartece dal vescovo mons. Gianni Sacchi, con il sindaco Emanuele Capra, il prefetto Alessandra Vinciguerra e il capitolo dei canonici. In chiesa il presidente della Provincia di Alessandria, Luigi Benzi, una trentina di sindaci della Diocesi, rappresentanze delle 11 Unità pastorali, l’Arciconfraternita di Sant’Evasio, autorità militari, con giovani carabiniere in alta uniforme che si sono alternate davanti all’altare. Era esposto il gonfalone della città di Casale. Presente pure la bandiera dell’Azione cattolica.

Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica, il sindaco di Casale nella cappella di Sant’Evasio ha letto l’affidamento al Patrono e i rappresentanti delle Unità pastorali hanno portato all’altare lampade ad olio accese. Sono stati inoltre benedetti i tradizionali galletti preparati dall’Arciconfraternita.

Nell’omelia, il cardinale Repole, commentando il vangelo di Giovanni (15, 18-21) ha riflettuto sull’essere martiri oggi: “Il mondo è la realtà creata da Dio che a Dio si ribella, che pensa di trovare la salvezza in se stessa”. E ha individuato  la radice dell’odio e della persecuzione “che sempre accompagnano i cristiani autentici e la Chiesa di Gesù Cristo” in due aspetti: l’annuncio del Vangelo e l’ignoranza da parte del mondo del Padre “che genera incessantemente vita, che non è altro che amore che si diffonde”.

“La Chiesa di Casale, del Piemonte – ha detto il cardinale -, rifletta su che cosa è la Chiesa di Cristo oggi a immagine di Sant’Evasio, dei martiri. Non si può dire di essere seguaci di Cristo e attenderci qualcos’altro. Dobbiamo deciderci a chi apparteniamo: a questo mondo che cerca successi, onori, pubblici riconoscimenti, preservando la nostra vita, oppure sapere di essere stati estratti da questo mondo, di appartenere a Cristo” e di mettere in gioco la vita.

Nel suo saluto iniziale, anche mons. Sacchi ha parlato del Patrono e delle sfide che attendono la Chiesa: Nel sangue di Evasio, Vescovo e Martire, contempliamo la fecondità della testimonianza cristiana: la Chiesa nasce sempre dal dono di sé, dal coraggio di chi non trattiene la vita, ma la consegna a Cristo perché diventi seme di un mondo nuovo. Oggi anche noi, come il nostro Patrono, siamo chiamati a scelte coraggiose. Viviamo un tempo non facile, segnato da stanchezza e frammentazione, da comunità che faticano a rigenerarsi, da un mondo che spesso sembra smarrire il senso di Dio e della fraternità. Ma proprio qui, nel cuore di questa terra di Monferrato, lo Spirito ci invita a non temere, a credere che il Vangelo è ancora forza viva, sorgente di rinnovamento, parola capace di illuminare le sfide del presente”.