Anche la Chiesa casalese eleva preghiere per l’elezione del Pontefice. Martedì pomeriggio, vigilia dell’apertura del Conclave, il vescovo mons. Gianni Sacchi ha presieduto la celebrazione della Messa per il nuovo Papa. Con lui attorno all’altare il vescovo emerito mons. Alceste Catella, il vicario mons. Désiré Azogou, i canonici, altri sacerdoti diocesani e diaconi.
Questa l’omelia pronunciata dal Vescovo.
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni così significativi per la vita della Chiesa, siamo, chiamati a rivolgere con fede e insistenza la nostra preghiera al Signore, perché doni al suo popolo un nuovo Papa.
La Sede di Pietro è vacante, e mentre i Cardinali domani pomeriggio entreranno in Conclave, noi, come membra vive del Corpo di Cristo non possiamo restare spettatori silenziosi.
E’ nostro dovere, come comunità credente, sostenere con la preghiera questo momento decisivo, invocando lo Spirito Santo affinché illumini i cuori e le menti di coloro che sono chiamati a scegliere il successore di Pietro.
Il teologo mons. Pierangelo Sequeri in questi giorni su Avvenire ha scritto alcuni interessanti pensieri: “Quale che sia l’indicazione del Conclave che ci restituirà il Papa, consegnando alla Chiesa il nuovo erede del ministero dell’apostolo Pietro, il nuovo Papa non arriverà in una Chiesa vuota, che nell’attesa smette di respirare e di vivere. La Chiesa non incomincia con il nuovo Papa e non finirà con lui. Il tema è materia per un primo esercizio spirituale, con il quale noi – la Chiesa che c’è – possiamo rendere percepibile la nostra affettuosa e partecipe cooperazione al compito che viene affidato ai cardinali elettori. Loro devono indicare il Papa per la Chiesa, non il rappresentante di una lobby di governo. E noi siamo la Chiesa che si sintonizza con lo spirito di questo adempimento, disposto dal Signore”.
Non dobbiamo vivere in apnea il momento, o sprecarlo nel toto-Papa: dobbiamo metterci noi stessi seriamente sulla lunghezza d’onda dei temi e degli interrogativi che definiscono il campo odierno della missione e della comunione ecclesiale.
Il Papa non viene a riempire un vuoto di potere, ma a esaltare una pienezza di fede.
Se questa corrispondenza si realizza, la sua irradiazione nella città secolare e nel mondo frantumato della condizione presente sarà irresistibile.
Viviamo in un mondo segnato da profonde ferite: la disgregazione dei valori umani e spirituali, la frammentazione delle relazioni, un individualismo esasperato che rende l’uomo sempre più solo, e una crescente indifferenza religiosa che spegne la sete di Dio.
Anche le persecuzioni contro i cristiani non mancano! Il martirio di Stefano continua oggi…
In questo contesto, quanto è importante per la Chiesa avere nel Papa un principio visibile di unità, un padre che confermi nella fede, un pastore che guidi il gregge di Dio con amore, sapienza e coraggio.
Il Papa non è soltanto un leader spirituale: egli è segno e strumento dell’unità tra i cristiani, voce profetica nel mondo, servitore degli ultimi e testimone della verità del Vangelo.
Per questo oggi preghiamo con forza: Signore, donaci un Papa secondo il tuo cuore! Un uomo di preghiera, di discernimento, di misericordia e di verità.
Chiediamo che il nuovo Papa sia capace di parlare al cuore degli uomini di oggi, di portare luce nelle tenebre, di essere segno di speranza per le nuove generazioni.
Che sia un uomo docile allo Spirito, capace di custodire il depositum fidei e insieme di accompagnare con tenerezza le fragilità del nostro tempo.
Sempre Sequeri in un’altra riflessione scrive: “Rivisitare con maggior rigore teologico la bellezza dei modi in cui destini di vita diversissimi si articolano con la fede – e con il Battesimo stesso – mi sembra oggi una necessità vitale: per la verità della missione, per la pace della pastorale. Il Battesimo ci libera dalla presa del maligno (il ‘peccato’), senza imporre la contropartita di un reclutamento forzato (il ‘proselitismo’). Per questo il Battesimo dei bambini è l’immagine perfetta di questa grazia. leri agitavamo lo spettro della perdizione eterna dei non battezzati. Oggi incalziamo i battezzati con l’appello alla loro responsabilità militante. Ecco su che cosa sarebbe bello farci trovare pronti, dal nuovo Papa. Una teologia della ministerialità battesimale che non oscura – come oggi avviene – il più radicale miracolo della sua grazia: che ci abita, eternamente, dovunque la vita ci porti. A Gerusalemme, a Gaza, nella folla, nel deserto. E anche a Roma”.
Fratelli e sorelle, stasera e nei prossimi giorni, invochiamo insieme lo Spirito Santo, affinché la sua luce scenda sul Collegio dei Cardinali.
Uniti nella fede, alziamo al cielo la nostra preghiera, perché il Signore provveda ai bisogni e necessità della sua Chiesa.
Termino con un pensiero sul Vangelo ascoltato: il dialogo nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, segna il vertice dell’incomprensione fra il progetto di Gesù e la folla che non capisce, che non coglie il valore di ciò che Gesù chiede.
Dopo essere fuggito dal tentativo di farlo re, Gesù tenta ancora di far ragionare le persone, invitandole a cercare un “pane” che sfama l’anima, non il corpo.
La folla ha chiesto questo pane e cosa occorre fare per guadagnarselo.
Gesù ha risposto che bisogna credere in lui. E la gente, indispettita, chiede un segno…
Gesù ha appena sfamato cinquemila famiglie e ancora hanno bisogno di un segno? Sconcertante!
Quanti segni deve compiere Dio perché finalmente ci convertiamo?
L’uomo pretende sempre, chiede a Dio continuamente segni della sua presenza e non sa leggere gli eventi che quotidianamente testimoniano la discreta presenza di Dio nelle nostre realtà.
Accogliamo la sconcertante novità di Gesù che, se risorto in noi, per sempre dimora insieme a noi! Accogliamo il grande segno della sua presenza nell’eucarestia e nella comunità… e questo ci basti!