Carissimi diocesani, ieri con il significativo rito di imposizione delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino quaresimale verso la Pasqua di Gesù.

Se ogni giorno che ci è dato da vivere è l’occasione per seguire Gesù, la Quaresima si ripropone come un tempo particolarmente favorevole per vivere più in profondità questa sequela. Tutto ci porta a questo: le tante proposte liturgiche, le diverse tradizioni religiose delle nostre parrocchie, le iniziative spirituali che ogni comunità curerà in modo particolare in questo “tempo forte“ in cui il nostro sguardo sarà fisso sul mistero pasquale della morte risurrezione di Cristo.

Quindi il seguire Gesù assume il volto di portare la croce con lui, condividere il suo destino fino in fondo, fino al calvario. Del resto la sua parola è esplicita: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua“ (Lc. 9,23).

Cosa vogliono dire queste parole?

Come attualizzarle nel nostro cammino quotidiano?

Queste impegnative parole vogliono anzitutto farci capire che la scelta di Gesù di essere il Messia Salvatore non si è manifestata nella ricerca del potere, del successo, e della spettacolarità, ma per la via stretta dell’amore, che tutto dona, anche la vita. Tenere lo sguardo fisso su di lui vuol dire saper cogliere che in tutta la sua vita ha desiderato una cosa sola: compiere fino in fondo la volontà del Padre.

Scegliere e accogliere Gesù come maestro vuol dire condividere con gioia il suo stile di vita che mette sempre i fratelli al centro delle sue attenzioni. Se abbiamo il coraggio di guardarci allo specchio, ci accorgiamo sicuramente che tante volte siamo stati profondamente egoisti e incapaci di una vera apertura e condivisione con gli altri.

La quaresima è il tempo in cui primeggia la croce, quella croce che Gesù ci chiede di prendere per poi seguirlo fino a dove lui vuole portarci. La croce della solidarietà, del lavoro e della costruzione di sé; rinnegando quanto in noi è ancora troppo compromesso con il male con il peccato. Un atteggiamento che sempre Dio si aspetta da noi è l’umiltà.

Umiltà che nasce dal guardarci dentro il cuore. “Quel poco che so di me – ha detto un giorno San Giovanni XXIII – è più che sufficiente a mantenermi umile “.

Un buon esame di coscienza quotidiano basta a farci scoprire i nostri limiti, l’indispensabilità dell’aiuto di Dio e l’urgenza di appianare le alture del nostro orgoglio.

Ma non si diventa umili confrontandoci con gli altri o anche semplicemente considerandoci peggiori di loro. La misura esatta di ciò che siamo ci viene offerta dalla fede, dalla contemplazione della croce di Cristo, che si è umiliato per amore, fino alla morte.

Ecco carissimi, il cammino quaresimale che ci aspetta: tenere fisso lo sguardo su Gesù, attraverso la ricerca di una preghiera più intensa e più curata insieme al desiderio di accostarci assiduamente al roveto ardente dell’Eucaristia , l’ascolto attento della sua Parola ritrovando spazi di silenzio e di meditazione e una Carità autentica, che ci faccia aprire gli occhi su tante povertà che ci circondano intervenendo non solo con buoni propositi e parole al vento, ma con azioni e gesti che ci “costano”. Io stesso, nel tempo quaresimale, guiderò momenti di preghiera in città ogni mercoledì sera in chiese diverse e ogni domenica sera alle 18 presiederò l’eucarestia in cattedrale.

Ci auguriamo vicendevolmente un buon cammino di quaresima per rinnovare il nostro cuore la nostra vita.

+ Gianni vescovo