Omelia di Mons. Gianni Sacchi per la Celebrazione Eucaristica nel Natale del Signore – Messa del Giorno

 

Cattedrale di Casale Monferrato, 25 dicembre 2019

 

Un saluto al vescovo Luciano che stasera è qui con noi a con celebrare l’Eucarestia, ai Signori Canonici, ai diaconi e a tutti voi carissimi fratelli e sorelle. Siamo qui a celebrare il grande mistero del Dio amore che per noi e per la nostra salvezza è disceso dal cielo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Da sempre l’uomo ha cercato di spiegare Dio, ha cercato di capirlo, di interpretarlo e di dargli un nome.

La tradizione ebraica conosce 72 nomi di Dio, quella islamica 99. Anche il pensiero filosofico ha cercato nel corso della storia di definirlo: sostanza innata, motore immobile, ragione pura, orologiaio del mondo, proiezione di un immaginario represso, oppio dei popoli, essere che non c’è più, che è morto, che è diventato il nulla. La scienza studiando l’origine di tutto l’universo è arrivata a definire una particella presentata come l’elemento che diede origine alla creazione, dandole il nome di particella di Dio o bosone di Higgs. L’uomo con la sua ragione e intelligenza fa bene interrogarsi e investigare sulla sua origine e sull’origine di tutto, ma il Natale viene a dirci che Dio ci ha preceduti e ci precede sempre.

La lettera agli Ebrei ci ha ricordato che:

“Dio, che ha aveva già parlato nei tempi antichi molte volte in diversi luoghi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del figlio, che ha costituito l’erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo”.

Se prendiamo la Bibbia tra le mani e la sfogliamo, ci accorgiamo che la rivelazione di Dio è stata graduale. Dio ha condotto per mano l’uomo, intessendo con lui un rapporto di alleanza fino alla rivelazione suprema, non più realizzata con parole e messaggi, ma con la carne di un bimbo nel tempo e nello spazio. Dio è entrato nel nostro tempo, nella nostra difficile, peccaminosa e drammatica storia perché il tempo effimero che scorre, diventasse eternità redenta. Dio è entrato nello spazio di un luogo preciso, perché da tutti potesse essere visto e toccato. Ha preso su di sé la fragilità della nostra umanità con tutto quello che ne consegue. Ha condiviso tutto della nostra vita, perfino la morte. E questo è il vertice del messaggio del Natale.

Con la nostra umanità ha preso su di sé anche la nostra morte per trasformarla in una vita senza fine nel suo mistero Pasquale. In questo giorno di Natale ancora una volta proclamiamo la “Follia” dell’Eterno che si fa creatura effimera e mortale. Papa Francesco nella lettera apostolica sul presepio firmata greggio il 1° dicembre, ci ricorda che quel bimbo tende le braccia per dare un abbraccio d’amore. Le braccia di Dio tese nel dono, si incontrano con le braccia dell’uomo, tese nella ricerca e nell’implorazione e si stringono. Il messaggio del Natale ci presenta un Dio che va oltre ogni schema di logica umana: l’Immenso si fa intimo a chi lo accoglie il Potente diventa un bimbo che esprime tenerezza l’Altissimo, il tre volte Santo, si fa vicino a tutti l’Infinito si immerge nella nostra finitezza per farsi trovare da chi lo cerca. Noi discepoli di un Dio così straordinario, abbiamo il grande compito di trasmetterlo a chi incontriamo con l’essenza stessa del cristianesimo: l’Amore. L’arte di amare, di servire, di far sentire a tutti il suo abbraccio d’amore. Dio si è chinato su di noi perché impariamo a chinarci sulle disperazioni dell’umanità ferita e disperata. Quante invocazioni di aiuto intorno a noi. Ma non commuoviamoci solo a Natale, come certa retorica o film strappalacrime ci inducono a fare.

Lo scrittore Dino Buzzati in un racconto ci parla di tanti piccoli diavoli sparsi per il mondo a tentare gli uomini al male. La sera di Natale si sentono abbattuti e tristi e il loro istruttore chiede il perché: “Oggi è stato un fallimento, gli uomini sono diventati improvvisamente buoni e generosi”. L’istruttore non si mostra preoccupato e dice loro: “State tranquilli, domani torneranno tutti come prima”. Il mio augurio è che questo Natale ci aiuti a riscoprire la gioia di essere cristiani, la gioia di sapere che qui ogni domenica incontro Dio, lo ascolto e di Lui mi nutro nel pane eucaristico per trovare la forza di testimoniare l’amore non solo oggi ma sempre… Buon Natale!