Omelia di Mons. Gianni Sacchi per i Primi Vespri della Solennità di Sant’Evasio, patrono

 

Cattedrale di Casale Monferrato, 11 novembre 2020

 

Cari fratelli e sorelle, Canonici del Capitolo Cattedrale, Parroci della Città, Arciconfraternita di Sant’Evasio, questi vespri solenni ci introducono nella festa del nostro patrono Sant’Evasio. Il martire Evasio, il testimone fedele di Cristo, che ha lottato per l’ortodossia della fede e non ha esitato a dare la vita per Gesù.

In questo tempo di grande indifferenza religiosa e di crescente relativismo abbiamo bisogno di testimoni autentici. Di cristiani che vogliono diventare ciò che hanno ricevuto in dono. Testimoniare è far uscire da noi la gioia di un incontro che si è fatto in prima persona. Essere testimoni oggi, per un cristiano significa annunciare con la parola e soprattutto con la vita, il Signore Gesù. Il suo messaggio e la sua vita.

Gesù stesso è il testimone per eccellenza del Padre, che non diceva nulla di sé stesso, ma parlava così come il Padre gli aveva insegnato. L’apostolo Paolo ce lo ha ricordato nella seconda lettera ai Corinzi: “Lui non predica se stesso, ma Cristo Gesù Signore”. Lui è un servo per amore di Gesù. Così un cristiano deve essere attento a non annunciare sé stesso per attirarsi persone intorno, offuscando così Gesù. Qui si nasconde la sottile tentazione di voler essere al centro dell’attenzione! Ogni testimone non può indicare altro che Cristo, come Giovanni Battista che indica l’agnello di Dio, per poi scomparire e lasciare tutto lo spazio a Cristo stesso.

Un’altra caratteristica della testimonianza è la qualità dell’annuncio: non si annunciano nozioni o informazioni, ma si mette in gioco la vita stessa. La coerenza tra ciò che dici e vivi esprime la qualità della tua testimonianza.

La testimonianza della fede non è una cosa privata. Se è vero che ognuno deve mettersi in gioco, è tutta la comunità che mostra il volto di Cristo. Madeleine Delbrel diceva che: “La testimonianza di uno solo porta la sua firma, la testimonianza della comunità porta la firma di Cristo”. Quanta fatica essere testimoni oggi!

Essere fedele all’eucarestia ogni domenica quando intorno a noi, nella famiglia stessa, nessuno ci va. Donare tempo a chi ha bisogno, mentre gli altri si divertono pensando solo a sé stessi. Fare delle scelte controcorrente per uscire dal pensiero omologato. Quanto è scomodo sentirsi ‘persona insolita’! L’istinto sarebbe di confondersi nell’anonimato della massa per essere come tutti, compromettersi come tutti e come tutti andare dietro al… gregge!

Ma, per definizione l’uomo di fede è ‘diverso’, perché se tutti hanno una bussola con delle lancette che indicano le cose della terra, il cristiano ha una bussola che indica il Cielo. Il Cielo è diventato la sua mèta per rispondere ad un invito, quello che ha ricevuto attraverso la fede.

Ed è l’unico, tra tutti gli inviti, al quale vuole assolutamente rispondere con la sua presenza. “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo. E questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede” (1 Gv 5, 4). Vivere la fede è un’avventura, è la più Alta avventura dell’uomo perché è camminare al Passo del Dio Vivente!…

Ci occorre impegno e fatica!

Almeno che sia Dio stesso a portarci sulle sue spalle con l’intercessione del nostro santo martire Evasio!