Si riporta di seguito il testo della Sintesi diocesana sinodale.

Il cammino sinodale è iniziato con un po’ di fatica nell’autunno del 2021, anche se alcuni uffici si erano già in precedenza mossi in prospettiva sinodale sulla base delle indicazioni ricevute dalla CEI. L’equipe sinodale è stata individuata a partire da alcuni incontri di formazione. Come equipe abbiamo cercato di mettere in pratica lo stile sinodale innanzitutto in occasione dei nostri incontri. Ogni nostra riunione iniziava con una preghiera di invocazione dello Spirito, seguita dalla lettura di un brano biblico, dopo il quale ciascuno condivideva una riflessione. Fondamentale è stato il contributo del Vescovo, che ci ha accompagnato in ogni nostra riunione e ci ha incoraggiato nella programmazione degli ascolti e nella stesura di questa sintesi. Pur avendo fin dalle prime riunioni individuato i due delegati per il sinodo, il gruppo si è mosso in modo unitario: ognuno ha provato a supportare gli altri nei momenti di maggior impegno, per cui il documento finale è davvero frutto di un lavoro collettivo in cui sono cresciute conoscenza reciproca e simpatia umana. Il metodo seguito è stato quello di proporre a tutte le realtà ecclesiali di utilizzare lo stile sinodale in tutti gli ordinari momenti di incontro e di confronto. In questa direzione il Consiglio Pastorale Diocesano, le unità pastorali, alcuni gruppi parrocchiali e alcuni gruppi associativi hanno vissuto un cammino di uno o più incontri. A tutti i gruppi è stato chiesto di raccogliere le proprie riflessioni in un breve testo scritto. Tutti i contributi raccolti (una ventina) sono stati letti con attenzione, con lo sforzo di evitare pregiudizi, in una prospettiva di ascolto delle esigenze profonde che scaturivano dal testo. Ne sono state ricavate sintesi particolari, che sono poi confluite in questo testo, che offriamo ora al confronto. Possiamo dire che, dove la proposta di stile e di metodo è stata accolta, messa in pratica ed ha potuto avere una continuità nel tempo, ci sono stati risultati positivi nella crescita umana e spirituale dei membri del gruppo che l’ha adottata. Vogliamo accogliere questo come primo frutto del nostro camminare insieme.

In molti documenti viene valorizzato il ruolo della preghiera e della riflessione sui testi biblici, che diventano così capaci di creare relazioni e confronti costruttivi. Emerge il  desiderio di ascoltare, ma anche di essere protagonisti in questi incontri nella dimensione prioritaria dell’ascolto dello Spirito Santo, che nutre la comunione e trova il suo primissimo luogo di realizzazione nella relazione con la Parola di Dio. In particolare viene dato un giudizio positivo sull’omelia partecipata o sulla lectio per preparare l’omelia. L’attenzione per la Parola di Dio esprime un reale desiderio di tornare alla fonte, promuovendo occasioni meno formali e più domestiche di ascolto e confronto. L’omelia nella celebrazione domenicale si sta rivelando, in alcune comunità, il punto di arrivo di riflessioni maturate in questi ambienti meno formali. Infatti la nostra diocesi gode di seri e validi momenti di approfondimento culturale, biblico e pastorale sostenuti da specifici appuntamenti per crescere con la Parola di Dio nell’ottica di un discernimento spirituale comunitario. I testi che abbiamo letto evidenziano la sensazione di fiducia e di serenità generata dall’appartenenza alla comunità ecclesiale e dall’impegno nei suoi organismi. Alcuni sottolineano anche le emozioni positive che scaturiscono dall’apertura agli altri e dalla testimonianza della fede anche nell’ambiente lavorativo. I valori che più frequentemente sono stati messi in primo piano sono il camminare insieme, l’accompagnarsi nelle difficoltà, il farsi carico, il sentirsi parte di una comunità. Quasi tutti i documenti insistono sull’ascolto, sull’unione delle forze e delle risorse, sulla conoscenza reciproca, sulla comunicazione e sul confronto. Stare bene, sentirsi accolti, andare d’accordo, costruire qualcosa di bello: queste le frasi che ritornano maggiormente nei contributi raccolti. Traspare il desiderio di appartenere ad un gruppo coeso che agisca e che produca qualcosa di positivo per gli altri. Fra le richieste più frequenti ci sono i momenti di aggregazione: da questo punto di vista anche un coro parrocchiale ha un ruolo aggregativo fondamentale e può avere una funzione missionaria.

Il sinodo è visto come un’occasione importante e preziosa per prendere consapevolezza del proprio ruolo personale e comunitario nella vita della Chiesa. Tuttavia in alcuni testi si intravede qualche diffidenza rispetto al cammino sinodale, che appare molto teorico e che rischia di essere infruttuoso. La percezione è che le frustrazioni causate da riunioni ridondanti, in cui spesso si deve ricominciare tutto da capo, riunioni da cui non emergono decisioni concrete, generino un senso di rassegnazione per i tempi lunghi di una Chiesa istituzionale, verso cui si hanno poche attese di cambiamento nel breve periodo. Una richiesta comune è quella di saper ascoltare chi sta sulla soglia: coloro che ritornano alla pratica sacramentale dopo un periodo di allontanamento, i giovani e i genitori, che talvolta riprendono i contatti con la Chiesa nel momento della catechesi dei figli. Da loro emerge una domanda complessiva di senso. Viene sottolineata l’importanza di ambienti accoglienti, ma soprattutto di testimonianza personale di vita cristiana da parte di coloro che si occupano della formazione. Da questo punto di vista tutti considerano centrale la figura del catechista, a cui vengono affidate responsabilità importanti in ordine alla crescita spirituale dei figli. Infatti i genitori vorrebbero per i giovani più proposte, contemporaneamente accattivanti e ricche di valori. Queste richieste denotano una problematica tendenza a delegare anziché mettesi in gioco comunitariamente.

Abbiamo preso atto della forte assenza dei giovani negli organi di partecipazione ecclesiale. Sono però apparsi molto contenti di essere stati interpellati dal Vescovo con una lettera espressamente rivolta a loro che ha coinvolto tutte le Scuole Superiori della  3 Città. Hanno risposto più di 900 giovani e ragazzi. Da essi emerge in particolare l’esigenza di essere presi sul serio e di avere momenti a loro dedicati. In generale si dichiarano aperti all’ascolto ed hanno meno pregiudizi nei confronti dell’istituzione ecclesiastica rispetto al passato recente, però vivono una certa estraneità nei confronti di contenuti liturgici e teologici. Manca talvolta la base di conoscenze implicite trasmesse dalla famiglia e dall’ambiente. Spesso la Chiesa appare loro come una istituzione repressiva nei confronti della sessualità. Emerge con forza l’esigenza di una leadership (sic!) sicura, pur se capace di delega. La Chiesa è rappresentata soprattutto dal parroco, a cui si chiede molto: deve essere un leader efficace, deve essere capace di delegare, trovando poi il tempo di controllare coloro a cui ha delegato. Soprattutto deve essere capace di ascoltare e deve trovare del tempo da dedicare alle relazioni personali. Le osservazioni critiche ai sacerdoti sono soprattutto di ordine relazionale: si accenna a strategie di comunicazione carenti o a personalità non adeguate. In alcuni passi si dice che hanno poco tempo e sono sempre in affanno con gli impegni. Questa percezione e questi linguaggi, riscontrati in diversi contributi, si rivelano sintomo di un problema ben più profondo, legato al rapporto fra comunità e strutture. Da una parte suggeriscono una caduta di presenza dell’organizzazione ecclesiastica, dall’altra tendono ad attribuire alla Chiesa stessa un ruolo di sostituzione di altre agenzie educative che attraversano analoghe crisi.

Emerge l’immagine di una Chiesa molto legata al territorio in cui si vive, ma poco incline ad esporsi nel dibattito sociale. La presenza della Chiesa è compresa quasi esclusivamente in relazione alla quotidianità, a volte interpretata in modo piuttosto abitudinario. La formazione dei laici è citata in molti documenti come essenziale alla comunità ecclesiale. Tuttavia sono pochi i passaggi in cui si parla di un maggiore affidamento delle decisioni ai laici, in uno si paventa il rischio di clericalizzare rapidamente le persone che si pongono al servizio della Chiesa. Fra coloro che vivono il proprio servizio negli uffici pastorali emerge l’importanza e il desiderio di saper prendere decisioni in modo comunitario. Fra le righe si evidenzia che ciò non avviene spesso. Dallo stimolo del sinodo emerge la riproposizione del valore della fraternità anche tra membri del clero e fra clero e laicato, riconoscendo l’unità del Popolo di Dio. Chi manifesta un giudizio positivo sul proprio cammino si è formato a partire da esperienze personali molto coinvolgenti e concrete, legate a percorsi di volontariato formativo e continuativo, incentrato su carità e ospitalità, anche su un tema particolarmente sensibile come quello delle fragilità umane e in particolare del fine vita, dove si rivela fondamentale la capacità di ospitare il dolore lasciando trasparire la speranza.

Non si sono palesati alcuni argomenti importanti, oggetto di riflessione a vari livelli all’interno della Chiesa italiana e mondiale: – l’ecumenismo – Il rapporto tra ambiente e salute (storica presenza nel casalese di fabbriche in cui venivano lavorati materiali amiantiferi) – Il tema della pace  Sono pochi gli accenni ai documenti istituzionali della Chiesa e del magistero che compaiono solo in qualche riferimento a papa Francesco. Come ricordato all’inizio, i contributi pervenuti in Diocesi sono maturati sostanzialmente (tranne pochissime eccezioni) in ambienti dichiaratamente cattolici. Siamo impegnati a proseguire, quindi, confrontandoci con altre voci, che, per ragioni di tempo, non è stato possibile considerare. Sono presenti sul territorio persone che hanno riferimenti impliciti alla fede personale e che sono impegnate in gruppi, associazioni, partiti in parte estranei al mondo cattolico. I loro valori sono comunque contigui all’insegnamento di papa Francesco ed è possibile trovare sicuramente un terreno di incontro e di impegno comune.