Cari diocesani, fratelli e sorelle,
il Natale che nessuno si aspettava di vivere in questa modalità è ormai prossimo.
Tutti i nostri progetti, i programmi e i festeggiamenti che ogni anno mettiamo in atto, seguendo tradizioni familiari, sono in parte saltati. Mai come in queste settimane ho sentito forte, da parte della gente, l’invocazione e la richiesta che non ci venga mai meno la Speranza nella nostra vita, nelle nostre comunità.
Nel Vangelo della notte di Natale risuonerà forte l’annuncio degli angeli a non aver paura: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia…“ (Lc 2,10). Lasciamo che queste parole entrino nel nostro cuore e portino luce nella nostra vita.
Il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, morto impiccato per ordine di Hitler il giorno di Pasqua del 1945, scriveva: “Solo Gesù è il signore della paura: essa lo riconosce come suo padrone, e solamente da Lui si allontana. Per questo nella vostra paura guardate a Lui, pensate a Lui, ponetelo davanti agli occhi, invocatelo, credete che ora sia presso di voi e vi venga in aiuto. Allora la paura svanirà, se ne andrà via e sarete liberi.”
Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di Speranza. Viviamo ore amare e difficili per tanti motivi, ma il Natale di Gesù viene ancora una volta per consegnarci una Speranza più forte del male e della morte.
Molto bello e illuminante è un pensiero del poeta francese Charles Pèguy:
“La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza. La piccola speranza procede tra le sue due grandi sorelle, la fede e la carità. E il popolo crede volentieri che sono le due grandi a trascinare la piccola per mano. Ma è quella in mezzo a trascinare le sue grandi sorelle. Senza di lei, loro non sarebbero niente. È lei, la piccola, che trascina tutto”.
Sulla strada che porta da Betlemme alla nostra quotidianità, è dalla Speranza che occorre farsi trascinare. Anche in questo difficile Natale 2020 siamo chiamati, ancora una volta, a far risuonare e scrivere nel cuore il dono straordinario di Dio: suo figlio Gesù. E questo è il segno di un Dio che ha per noi un amore smisurato. Scriviamolo nel cuore: “Dio mi ama”.
Forti di questa certezza ed esperienza, ripartiamo da qui, ricominciamo un nuovo cammino, torniamo a lottare e sognare, sperare e amare, perdonare, servire, donare e donarsi. Impariamo ogni giorno a mescolare il cielo e la terra, infinito e finito. La nostra fede cristiana, lo sappiamo bene, è l’arte di vivere finito e infinito insieme. Il Natale, quando è accolto nella fede, ci dona la capacità di rinascere con Cristo.
Nella messa e nella nostra preghiera personale chiediamo al bambino Gesù che ci regali gli occhi smisurati di Dio per vedere con occhi nuovi la vita, questi mesi così difficili e incerti, Dio stesso e il nostro prossimo. Ma per avere questi occhi smisurati, ci occorre il miracolo del Natale: la conversione del cuore, perché le radici degli occhi sono nel cuore. Auguro a me stesso e a tutti voi che, nella notte di Natale, possa accadere questo: tutto dipende da ciascuno di noi.
Nell’Eucaristia che celebrerò nella chiesa Cattedrale, porterò all’altare del Signore tutti voi, gli ammalati, coloro che vivono nella sofferenza, le famiglie che sono in lutto della morte dei loro cari, gli anziani che in questi mesi sono i più fragili e vulnerabili, i giovani e i bambini con i loro genitori.
Il Natale di Gesù porti pace nel cuore, luce e un po’ più di serenità che ci viene dalla certezza che non siamo soli: Lui è sempre con noi, soprattutto nell’ora della prova, della tristezza e del dolore.
Dal profondo del cuore: Buon Natale!
+ Gianni Sacchi, Vescovo