MURISENGO  – Il Consiglio Pastorale in parrocchia è caldamente “consigliato”, ma non (per ora) obbligatorio. Lo è invece quello degli Affari economici. Entrambi però devono dialogare, camminare insieme, collaborando strettamente. Pastorale e amministrazione sono aspetti complementari nel rendere visibile l’amore di Dio sul territorio. Quello Pastorale non è un consiglio di amministrazione, è il luogo nel quale avviene il discernimento: osserva la realtà, valuta i segni dei tempi e cerca la volontà di Dio per la comunità. Cioè individua e focalizza le scelte da perseguire in  parrocchia. Quello degli Affari economici è il luogo della responsabilità concreta esercitata con una buona amministrazione, trasparenza e carità organizzata. Ad esso spetta di individuare gli strumenti e le risorse per sostenere e perseguire le scelte del Consiglio Pastorale. Lo ha sottolineato il vescovo mons. Gianni Sacchi  incontrando, a San Candido, i componenti di questi Consigli delle parrocchie dell’Unità pastorale. “Il primo incontro ufficiale importante nella Visita pastorale cominciata il 19 ottobre” ha rimarcato il Vescovo.

Il salone parrocchiale era affollato per l’incontro, che ha visto coinvolti anche i tre parroci dell’Up San Candido, il moderatore don Francesco Mombello, don Ottavio Sega e don Daniele Varoli. 

Il Vescovo, ricordando il decreto “Apostolicam actuositatem” del Concilio Vaticano II, ha richiamato i laici alla responsabilità dei battezzati nella partecipazione alla vita parrocchiale, ciascuno mettendo a disposizione le proprie competenze. Con lo spirito suggerito dal Vangelo, cioè non sperando di avere qualcosa in contraccambio, ma perché ci si sente di farlo, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

Mons. Sacchi ha evidenziato che la situazione è cambiata radicalmente in pochi decenni. Quando l’allora vescovo mons. Carlo Cavalla (era il 1986) ridusse le parrocchie della Diocesi da 150 alle attuali 115, ognuna aveva un parroco e alcune anche un vice. “Oggi – ha commentato – per quelle 115 parrocchie ho 45 sacerdoti”. Si devono fare i conti con il calo demografico, con i pochissimi sacerdoti, con la crisi delle parrocchie, ma occorre saper “trasformare queste difficoltà in occasioni di cambiamento”. E ha evidenziato che le Unità pastorali rientrano in questa cornice, sono “la risposta del Vangelo alla realtà che cambia”.

Il Vescovo ha ricordato la sua responsabilità nel programmare il futuro: “Non posso permettere che il parroco celebri otto Messe tra sabato e domenica: abbiamo abituato la gente alla Messa sotto casa, ma non è più possibile”. E ha citato come stanno cambiando le cose in città come Torino, dove le sepolture avvengono senza la Messa, ma c’è un diacono o qualcuno di preparato che guida la liturgia delle esequie. In Francia, poi, ad occuparsi del funerali sono i laici.

“Occorre trovare soluzioni insieme” per affrontare la situazione. Con lo sguardo proprio all’Up e alla collaborazione, condividendo le risorse, le competenze, senza guardare ai campanili e al “si è sempre fatto così”. Un discorso che vale anche per il catechismo. “Siamo Chiesa che sta in sacrestia o siamo Chiesa in uscita?” Ha chiesto concludendo il suo intervento.

Negli interventi che sono seguiti si è parlato anche della difficoltà del reperire le risorse necessarie alle parrocchie. C’è chi ha chiesto un aiuto alla Diocesi. Il Vescovo ha spiegato che anche la stessa Diocesi è in sofferenza. “Ci sono 115 parrocchie, ma le chiese in totale sono 500: come far fronte alla manutenzione?”. I contributi della Cei attingendo ai fondi dell’8 per mille sono sempre meno a causa del calo delle firme dei contribuenti. La Cei mette a disposizione fondi per alcune tipologie di intervento nelle chiese (rifacimento tetto, pavimenti, impianto elettrico e così via), ma la quota copre fino  al 75% del costo. Al resto deve provvedere la comunità: occorre coinvolgere la gente, le famiglie, inventarsi iniziative per raccogliere fondi. E’ quanto è stato fatto a Montiglio per i lavori al tetto della chiesa parrocchiale, come ha spiegato don Ottavio: la spesa era di 94 mila euro. La Cei ne ha messi a disposizione 60 mila, gli altri 34 mila sono stati trovati dalla parrocchia.

Il giorno dopo il Vescovo ha incontrato comandanti delle stazioni carabinieri di Murisengo, Montiglio e Cocconato e una rappresentanza di sindaci e amministratori comunali dei paesi dell’Up. C’erano anche i parroci don Francesco Mombello, don Ottavio Sega e don Daniele Varoli. “Condividiamo la stessa passione per la nostra gente e per il bene delle nostre comunità, la passione di servire il territorio” ha detto mons. Gianni Sacchi. Una serata nell’ambito della visita pastorale, per conoscere meglio il territorio e confrontarsi sui problemi. In una situazione generale, ha osservato il Vescovo, dove davvero per affrontare i problemi è necessario “un lavoro comune, una rete di fiducia fra parrocchie, istituzioni, volontariato e uomini di buona volontà”. Mons. Sacchi ha sottolineato che “il contributo dei sindaci è molto prezioso” e che i carabinieri “con discrezione e costanza garantiscono sicurezza e legalità nei nostri paesi”. E ha citato tre parole chiave: “ascolto”, riferito alle persone e ai loro problemi; “custodia”, nel senso del prendersi cura, di accompagnare le persone; “bene comune”, ricordando la definizione che ne diede papa Francesco: “E’ ciò che fa crescere una società con il bene di tutti”. Rimarcando che “la Chiesa vuole essere una presenza amica accanto alle istituzioni per sostenere il cammino delle nostre comunità”. Facendo riferimento alla situazione dell’Unità pastorale San Candido con 13 parrocchie e circa 5.000 abitanti, con il rischio di frammentazione, di isolamento, ha concluso il suo intervento ribadendo che “vogliamo collaborare per tenere viva la fiducia e la speranza” e citando una frase di don Sturzo: “Amare il proprio paese significa lavorare perché tutti stiano meglio, soprattutto i più poveri”.

I carabinieri hanno ricordato l’impegno quotidiano dell’Arma sul territorio, mettendo al centro della loro azione i cittadini. Il sindaco di Murisengo ha riconosciuto l’importanza di una stretta collaborazione e del dialogo fra Chiesa e istituzioni, del “fare squadra”. I primi cittadini di Moransengo-Tonengo e di Robella hanno sottolineato la situazione di difficoltà in cui vivono i piccoli centri, con la crisi demografica, lo spopolamento, la mancanza di lavoro e di risorse, con il rischio che il territorio collassi. Come affrontare questa situazione è una sfida per tutti, Chiesa e istituzioni civili.