Il vescovo mons. Gianni Sacchi ha diffuso il suo messaggio alla Diocesi con le linee guida per l’anno pastorale che sta iniziando. Il documento rispecchia quanto è stato detto dal Vescovo durante gli incontri nella visita pastorale e invita sacerdoti e laici a confrontarsi offrendo spunti di riflessione. Il Messaggio è datato significativamente 14 settembre, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. 

Carissimi diocesani,

oggi, nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, vi affido alcuni punti di riflessione per il nuovo anno pastorale.
La Croce di Cristo, segno di dolore e insieme di speranza, resta il centro della nostra fede e la sorgente da cui attingere forza e coraggio.

In un tempo segnato da smarrimento, da indifferenza religiosa e da solitudine, la Croce ci ricorda che Dio non abbandona mai l’uomo: anzi, nel suo Figlio ci è venuto incontro fino al dono totale. Dalla Croce scaturisce la certezza che ogni ferita può diventare fonte di grazia, ogni debolezza può trasformarsi in possibilità di amore.

Invito le nostre comunità a vivere questo anno come tempo di missione, aprendosi al Vangelo con rinnovato entusiasmo, e come tempo di comunione, perché solo camminando insieme potremo essere Chiesa viva e credibile.

“Dove sei?” (Gen 3,9) – Una Chiesa che ascolta, celebra, serve

Cari fratelli e sorelle, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose,

dopo aver vissuto un intenso il periodo estivo, pieno di occasioni di grazia, segnate in modo particolare dal Giubileo della Speranza ancora in corso, ci ritroviamo a proseguire con fiducia il cammino che il Signore affida alla nostra Chiesa diocesana. Ogni nuovo anno pastorale è un dono: è tempo favorevole per riscoprire la bellezza della nostra vocazione battesimale, è occasione per ridare slancio alla missione che ci è stata affidata, è invito a ravvivare la comunione che ci lega come popolo di Dio.

Negli ultimi anni siamo stati coinvolti in due percorsi strettamente intrecciati: il Cammino Sinodale della Chiesa universale e italiana, e il mandato missionario che ho dato alla nostra diocesi nel novembre 2022. Entrambi hanno posto al centro due grandi priorità: la diaconia di ogni battezzato e la formazione spirituale del popolo di Dio.

Ora, all’inizio di un nuovo tratto di strada, risuona per noi la domanda di Dio ad Adamo nel giardino dell’Eden: “Dove sei?” (Gen 3,9).
È una parola che ci raggiunge non per condannare, ma per chiamare. 

Non per giudicare, ma per riallacciare un legame. È la voce di Dio che ci cerca e ci invita a guardarci dentro, a interrogarci personalmente e comunitariamente: Dove siamo noi nel nostro cammino di fede? Dove siamo come comunità cristiane? A che punto è arrivata la nostra conformazione a Cristo, la nostra capacità di vivere il suo stile e i suoi sentimenti?

Vi  propongo quindi alcuni punti su cui confrontarci personalmente e comunitariamente: DOVE SONO? DOVE SIAMO?

1. Il Vangelo nelle case

In questi anni abbiamo più volte rilanciato la proposta di ritrovarci nelle famiglie per l’ascolto della Parola di Dio. Non si tratta di un’iniziativa facoltativa o secondaria, ma di una vera scelta missionaria: riportare il Vangelo al cuore della vita quotidiana, dentro le mura domestiche.

Alcune comunità hanno già iniziato, ma questa esperienza deve crescere e diffondersi. Abbiamo bisogno di famiglie che aprano le porte, di laici che si rendano disponibili ad animare questi incontri, di comunità che abbiano il coraggio di fare spazio alla Parola. In un tempo in cui tanti vivono nella lontananza e nell’indifferenza, la Parola condivisa attorno a una tavola può diventare lampada che rischiara, seme che mette radici, sorgente che disseta.

Chiedo che ogni Unità Pastorale e ogni parrocchia compia un censimento delle famiglie e delle persone disponibili, di quelle che hanno iniziato un percorso o che ci hanno anche solo provato: non per riempire statistiche, ma per accendere piccole luci che lo Spirito saprà far brillare.

2. La preparazione comunitaria dell’omelia

Il Cammino Sinodale ci ha fatto intuire la bellezza di un confronto sulla Parola di Dio in ogni incontro in cui ognuno poteva esprimersi.  E questo si può rivivere in ogni parrocchia. Non si tratta di sostituirsi al parroco, ma di creare uno spazio in cui la comunità, radunata in preghiera, ascolti e condivida ciò che lo Spirito suscita nei cuori.

Immaginiamo l’omelia che nasce anche dall’ascolto della vita delle famiglie, delle loro fatiche, delle loro domande, delle loro speranze: sarebbe davvero eco della comunità illuminata dal Vangelo. È un passo di maturità che chiede disponibilità, umiltà, ma anche fiducia reciproca: il sacerdote che si lascia aiutare, e i fedeli che si mettono in ascolto non solo della Parola, ma anche gli uni degli altri.

3. La bellezza della liturgia

Visitando le nostre parrocchie, ho visto quanto la cura delle celebrazioni renda la fede più viva. Là dove c’è attenzione, preparazione, dedizione, la liturgia diventa un’esperienza di incontro con il Signore risorto, una vera scuola di vita cristiana.

Papa Leone ai ministranti francesi,  incontrati il 25 agosto, ha richiamato l’evento straordinario che si rivive in ogni Messa: “L’Eucaristia è il tesoro della Chiesa, il tesoro dei tesori. Fin dal primo giorno della sua esistenza, e poi nei secoli, la Chiesa ha celebrato la Messa, di domenica in domenica, per ricordarsi che cosa il suo Signore ha fatto per lei. Tra le mani del sacerdote, e alle sue parole «questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue», Gesù dona ancora la sua vita sull’altare, versa ancora il suo sangue per noi oggi. Cari ministranti, la celebrazione della Messa ci salva oggi! Salva il mondo oggi! È l’evento più importante della vita del cristiano e della vita della Chiesa, perché è l’incontro in cui Dio si dona a noi per amore, ancora e ancora. Il cristiano non va a messa per dovere, ma perché ne ha assolutamente bisogno; il bisogno della vita di Dio che si dona senza chiedere nulla in cambio!”

Queste parole non possono lasciarci indifferenti. Dobbiamo ripartire dalla qualità e dalla bellezza delle nostre liturgie, curate e partecipate in ogni loro parte.

La Messa non è un dovere esterno, ma un bisogno vitale: è l’appuntamento settimanale che rigenera la nostra fede, nutre la nostra speranza e ci plasma alla carità.

Per questo vi chiedo con forza di:

valorizzare i gruppi liturgici parrocchiali;

istituire, dove possibile, un ministero dell’accoglienza che renda visibile il volto fraterno della comunità che accoglie e fa sentire le persone a casa e in famiglia;

curare anche le veglie funebri, perché siano veri momenti di evangelizzazione e di speranza attraverso la Parola di Dio, la tradizione della preghiera a Maria e testi che rispondono a situazioni reali di vita segnata dal dolore e dalla sofferenza.

La lettera apostolica Desiderio desideravi (giugno 2022) di Papa Francesco sia il testo da riprendere o da proporre: leggetela nei vostri consigli pastorali, nei gruppi liturgici, nei cammini catechistici. Essa ci ricorda che senza una formazione liturgica profonda, il popolo di Dio rischia di non comprendere più la bellezza dei riti, che non sono formalità, ma vie di salvezza.

4. La carità come forma della vita cristiana

San Paolo ci ammonisce: senza la carità, anche la fede, la profezia e la conoscenza perdono consistenza (cfr. 1Cor 13). Una comunità può avere numeri, strutture, iniziative, ma se manca la carità diventa una campana che suona a vuoto.

La carità non è filantropia, non è assistenzialismo: è la forma stessa della vita cristiana. Non basta delegarla ai gruppi Caritas: è responsabilità di ciascun battezzato. Ognuno deve mettersi in gioco personalmente, crescere nell’amore concreto, farsi prossimo con gesti di fraternità, attenzione e servizio. Solo così le nostre comunità potranno essere credibili e missionarie.

5. Corresponsabilità e vigilanza

Il Sinodo ci invita anche a rinnovare le nostre strutture di partecipazione. 

Consigli pastorali, consigli per gli affari economici, équipe di unità pastorale non sono opzionali: sono strumenti preziosi per vivere la corresponsabilità e per camminare insieme. Dove sono assenti, è urgente istituirli; dove sono deboli, è tempo di ravvivarli e di viverli con regolarità, costanza e corresponsabilità.

Inoltre, la Chiesa ci chiede una vigilanza attenta e continua su ogni forma di abuso: sessuale, spirituale, economico. Non è un tema secondario, ma un dovere evangelico di custodia, trasparenza e verità. Solo così la nostra comunità potrà essere un luogo sicuro e affidabile, capace di accogliere e di far crescere nella libertà e nella fede.

6. Riscoprire il Battesimo

Al cuore di tutto c’è il Battesimo. È lì che ciascuno di noi è stato immerso nella vita di Cristo, rivestito della sua dignità, inviato nella missione.

Siamo sacerdoti, perché ogni giorno possiamo offrire al Padre la nostra vita, le gioie e le fatiche, trasformandole in sacrificio spirituale gradito.

Siamo profeti, perché con la parola e con le scelte testimoniamo la speranza che non delude.

Siamo re, perché regnare con Cristo significa servire, custodire la giustizia, costruire fraternità.

Non è un ideale lontano, ma la vocazione di ogni battezzato. Una piccola luce accesa in ciascuno può diventare un grande fuoco di Chiesa.

Desidero ancora fare una annotazione che riguarda i tempi del cammino del nuovo anno.

Come ormai da anni il magistero della Chiesa continua a chiederci e a proporci, invito tutte le comunità parrocchiali della Diocesi a iniziare il proprio anno pastorale  e i processi comunitari di Iniziazione Cristiana in convergenza con l’Avvento, per accogliere concretamente l’immenso tesoro formativo che ci viene offerto dall’Anno Liturgico, alleato preziosissimo di ogni percorso di fede ecclesiale. Cogliamo quindi i mesi di settembre, ottobre e novembre come occasione per fare verifica dei punti che ho presentato in questo messaggio, approfondendo le opportunità formative offerte a livello diocesano (per esempio il corso proposto dall’Ufficio Catechistico e  appuntamenti di Cantiere Speranza) e facendo in stile sinodale scelte operative volte alla comunione, alla partecipazione e alla missione, anche alla luce di ciò che verrà definito dalla Terza Assemblea Sinodale della Chiesa Italiana che si terrà a Roma il 25 ottobre e poi ad Assisi con l’assemblea straordinaria della CEI  dal 17 al 20 novembre. A questo proposito ricordo a tutti gli organismi di partecipazione e a tutte le equipe pastorali il servizio di accompagnamento messo a disposizione dai delegati diocesani per il Cammino Sinodale e dalla Commissione Diocesana di Formazione Permanente

Carissimi, andiamo avanti con fiducia. Non siamo soli: il Signore risorto cammina accanto a noi, Maria Santissima, Regina di Crea, ci accompagna come Madre e Stella del cammino, la comunione dei santi ci sostiene.

In un tempo segnato da smarrimento e sete di speranza, offriamo al mondo non parole vuote, ma la testimonianza di una comunità viva, in continua conversione e missionaria. Così il nuovo anno pastorale sarà davvero tempo di grazia e di rinnovata fraternità.

Il Signore, che ha iniziato in noi la sua opera, la porterà a compimento nel giorno di Cristo Gesù.

14 settembre 2025 

Festa dell’Esaltazione della Santa Croce  

   

                                                                                                                + Gianni Sacchi

                                                                                                      Vescovo di Casale Monferrato