Un nuovo diacono per la Diocesi di Casale: Fabio Boltri, 31 anni, che ha preso servizio pastorale nella parrocchia di Villanova Monferrato. La sua ordinazione diaconale è avvenuta in Cattedrale attraverso l’imposizione delle mani del vescovo mons. Gianni Sacchi. Il seminarista ha promesso obbedienza al Vescovo e ai suoi successori. Poi si è prostrato a terra nella navata davanti all’altare per il canto delle litanie. Al termine, Boltri è andato a inginocchiarsi davanti al Vescovo, che gli ha posto in silenzio le mani sul capo e poi ha pronunciato la preghiera di ordinazione. Il neo diacono ha poi indossato gli abiti del suo ministero. Lo ha aiutato nella vestizione il salesiano don Luigi. Indossate le vesti diaconali, Fabio Boltri è tornato a inginocchiarsi davanti al Vescovo, che gli ha consegnato il Vangelo: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunciatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”. Lo scambio dell’abbraccio di pace con mons. Sacchi (sottolineato dagli applausi) ha concluso il rito.
La liturgia eucaristica è proseguita con il servizio del neo diacono all’altare.
Ecco il testo dell’omelia di monsignor Sacchi.
Carissimi fratelli e sorelle, non vi nascondo la mia gioia nel celebrare questa Eucaristia con l’ordinazione diaconale di Fabio.
È gioia che nasce dalla speranza: in un tempo in cui le vocazioni sono sempre più rare, questo “sì” è un segno luminoso per la nostra Chiesa di Casale.
Caro Fabio, questo momento è anche per me, come vescovo, motivo di trepidazione: mi sento investito della responsabilità di confermare il discernimento fatto, affidando al Signore il cammino che oggi tu abbracci.
Le parole del profeta Geremia, ascoltate poco fa, ci riportano all’origine di ogni vocazione. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”.
Non è l’uomo che prende l’iniziativa: è Dio che ci sceglie, ci plasma, ci invia.
Non sono le nostre capacità, né i nostri calcoli, a garantire la fedeltà; è la grazia che ci precede.
Così anche tu, Fabio: la tua storia personale, gli anni di seminario a Roma e a Novara, l’esperienza pastorale vissuta, tutto è stato preparazione a questo incontro di oggi, in cui la Chiesa conferma la chiamata che il Signore ha posto nel tuo cuore.
Il Vangelo ci ha ricordato con forza: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Gesù ti chiama amico, non servo. E l’amicizia di Cristo non è un sentimento superficiale: è partecipazione al suo stesso amore, è comunione con la vita di Dio. Amico è colui che condivide, che si lascia coinvolgere fino in fondo.
Tu, oggi, divieni testimone di quell’amore che il Padre riversa nel Figlio e che il Figlio ha riversato in noi, perché noi possiamo amare con la stessa intensità di Dio.
Abbiamo ascoltato negli Atti degli Apostoli la missione di Filippo: la Parola corre, si diffonde, sorprende. Corre nelle piazze e nelle case, ma anche – come nel racconto di oggi – lungo una strada deserta, su un carro che diventa luogo di annuncio. Non servono pulpiti solenni o scenari grandiosi: basta la disponibilità a camminare accanto, ad ascoltare, a condividere la domanda e la speranza. Come a dire: perché la Parola passi, non c’è bisogno di cattedre e pulpiti, ma solo di due passioni che si incontrano: quella di chi cerca l’Assoluto e quella di chi può svelarlo perché è vivo il lui, è la sua vita…
È stupendo: la Parola passa senza formalismi e senza ufficialità, ma nella semplicità del camminare insieme e dell’interrogarsi sulle alte domande del vivere. Perché la Parola è come un germe che feconda ogni terreno, e come fuoco che accende ogni cuore. È un’immagine che deve accompagnarti sempre, Fabio: il diacono è colui che sa “salire sul carro” di ogni uomo in ricerca, sa farsi prossimo a chi, pur non conoscendo ancora Cristo, porta nel cuore la sete di verità. Per questo, nel rito, ti sarà consegnato il libro dei Vangeli con le parole: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni.”
La tua vita deve diventare trasparenza di questa Parola. Non basta proclamarla, occorre che essa bruci dentro di te. Lo scrittore francese Bernanos ammoniva: al termine della vita il Signore ci chiederà: “Che cosa hai fatto della mia Parola?”. Non dimenticare mai questo appello.
Il ministero che ricevi oggi si articola in tre grandi dimensioni: il servizio della Parola, che diventa il respiro della tua vita e il nutrimento del popolo di Dio; il servizio dell’altare, dove ti farai servo della liturgia, aiutando i sacerdoti e sostenendo con la preghiera quotidiana la Chiesa intera: la Liturgia delle Ore che reciterai non è compito burocratico, ma respiro d’amore per il Popolo che ti è affidato; il servizio della carità, che ti renderà vicino ai poveri, ai sofferenti, a chi è ai margini. Il Signore ti affida i suoi prediletti e ti invita ad amarli con cuore indiviso.
Nel diaconato è inscritta anche la tua scelta di vivere il celibato per il Regno. Non è rinuncia sterile, ma segno luminoso: dice che Dio è il tuo amore esclusivo, e che la tua fecondità sarà nel generare figli alla fede. È un dono esigente, che domanda vigilanza e custodia, ma che ti rende libero per amare tutti con cuore indiviso.
Infine, tu oggi prometti obbedienza. Metterai le tue mani nelle mie, segno di una consegna totale. L’obbedienza non è annullamento delle tue capacità, ma il loro pieno compimento: solo chi è libero è capace di obbedire, e solo chi obbedisce può servire con amore autentico.
Caro Fabio, da oggi sei incardinato nella nostra amata Chiesa di Casale. Essa sarà la tua famiglia, con le sue ricchezze e le sue povertà. Noi ti accogliamo con affetto, amicizia e fraternità. La tua vita, segnata dall’ “Eccomi” sia sempre un dono al Signore e ai fratelli.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi la nostra Chiesa di Casale riceve un dono grande: un nuovo diacono, segno della fedeltà di Dio che non abbandona mai il suo popolo. A noi, che siamo qui raccolti, è chiesto di accompagnare Fabio non solo con l’affetto di questo giorno, ma con la preghiera perseverante e con il sostegno concreto. Un ministro ordinato non è mai “solo”: egli vive immerso nella comunione del popolo santo di Dio, e da essa trae forza e coraggio. Perciò vi invito a sentirvi corresponsabili della sua missione.
Accompagnatelo con la vostra vicinanza, con l’amicizia sincera, con la testimonianza di fede che gli ricordi sempre la bellezza di servire il Signore. Non lasciatelo mai privo della vostra preghiera: il ministero di un diacono, come quello di ogni pastore, si radica nel cuore orante della comunità. Chiediamo insieme che il Signore custodisca Fabio nella fedeltà, nella gioia e nell’umiltà. Affidiamolo ancora una volta alla Vergine Maria, Madre dell’Abbandono, perché lo accompagni ogni giorno nel dire il suo “sì” con coraggio e dolcezza.
E noi tutti, rinnoviamo oggi il nostro impegno a vivere da amici di Cristo, portando frutto che rimanga. Così la nostra Chiesa, pur nelle sue fragilità, sarà sempre più una comunità viva, che annuncia il Vangelo, celebra con gioia e serve i fratelli con amore.