Un’esortazione a superare i campanilismi, a camminare insieme con il rinnovamento missionario della pastorale, a valorizzare il ruolo del laici: il vescovo mons. Gianni Sacchi aprendo oggi, domenica 19 ottobre, la Visita pastorale all’Unità pastorale San Candido ha richiamato ancora una volta (come nelle precedenti tappe della Visita pastorale) parroci e fedeli a cambiare mentalità per dare un futuro alle parrocchie, alle Up e alla Diocesi, per essere “Chiesa in uscita” e testimoni del Vangelo.

La celebrazione di apertura della visita pastorale è avvenuta con una Messa solenne nel bocciodromo del circolo parrocchiale di San Candido, per consentire una maggior presenza di fedeli, giunti dalle 13 parrocchie, di 5 Comuni (Cocconato, Montiglio Monferrato, Murisengo, Robella, Tonengo-Moransengo), dell’Up. Con lui all’altare i parroci don Francesco Mombello, don Ottavio Sega e don Daniele Varoli. Tutte rappresentate le amministrazioni comunali, numerosa la rappresentanza dei gruppi alpini. Ad animare la liturgia è stato il coro interparrocchiale.

 

Questa l’omelia del vescovo mons. Gianni Sacchi

Carissimi fratelli e sorelle,

oggi la Parola di Dio ci accoglie con forza e luce, proprio mentre il nostro cammino ecclesiale vive un momento di grazia: con questa domenica inizio la Visita pastorale alla vostra Unità pastorale San Candido, che raccoglie tredici comunità e tre parroci, segno di una Chiesa che deve imparare a camminare insieme.

È il Signore stesso che ci raduna attorno alla sua Parola e all’Eucaristia per confermarci nella fede e per rinnovare il nostro slancio missionario.

La liturgia di questa 29° domenica del Tempo Ordinario ci pone davanti due grandi icone della fede perseverante.

Nel libro dell’Esodo, Mosè sta sul monte con le braccia alzate mentre

Giosuè combatte nella pianura. Quando Mosè prega, Israele vince; quando si stanca, il popolo vacilla. È l’immagine della Chiesa in preghiera, che non smette di intercedere, sostenuta dai fratelli – Aronne e Cur – che reggono le braccia del profeta. Così è anche la vita della nostra Chiesa diocesana: ogni comunità, ogni parrocchia, ogni ministero sostiene l’altro, perché nessuno da solo può portare il peso della missione. È un’immagine bellissima della comunione ecclesiale che la Visita pastorale vuole ravvivare.

Nel Vangelo Gesù ci parla della vedova importuna, che con la sua insistenza ottiene giustizia dal giudice. “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?”.  È un invito alla preghiera fiduciosa e perseverante, ma anche alla fede che non si stanca di sperare.

Gesù conclude con una domanda provocante: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.  Ecco, carissimi: la Visita pastorale del Vescovo nasce proprio da questa domanda di Gesù. Il Successore degli Apostoli viene tra voi per ravvivare la fede, per confermare la speranza, per far ripartire la carità. La Visita pastorale non è una formalità o un atto amministrativo. E’ un evento di grazia, un “sacramento” della presenza di Cristo Buon Pastore che visita il suo popolo.

Come scrisse papa Francesco: “Il Vescovo è un pastore con l’odore delle sue pecore, che conosce e ama il suo gregge”. Il Vescovo viene non per controllare, ma per condividere; non per comandare, ma per non per giudicare, ma per ascoltare; confermare nella fede.

Ecco perché cercherò di incontrare quante più persone possibile e celebrerà con le comunità. È Cristo che, attraverso il ministero del Vescovo, passa ancora oggi tra il suo popolo, come fece nelle strade della Galilea.

La vostra Unità pastorale San Candido è composta da tredici parrocchie e da tre parroci: un mosaico di storie, di tradizioni, di sensibilità, ma un solo corpo in Cristo.

Il Signore vi chiama a vivere questa unità come un cammino sinodale permanente, dove ciascuno riconosce di avere un dono per gli altri e nessuno si chiude nel proprio campanile.

Tre sono i principi fondativi delle Unità pastorali, che oggi la Parola illumina e rilancia:

a) Valorizzare i ministeri laicali.  Come Aronne e Cur sostennero le braccia di Mosè, così anche nella Chiesa di oggi il Vescovo e i sacerdoti hanno bisogno del sostegno dei laici, dei catechisti, degli animatori, dei ministri della carità, dei consigli pastorali e amministrativi. Il Concilio vaticano Il ci ricorda che “la vocazione cristiana è per sua natura vocazione all’apostolato”.

Ogni battezzato è chiamato a collaborare attivamente alla missione della Chiesa, non come spettatore ma come protagonista, con competenza e con

spirito di servizio. La Visita pastorale vuole risvegliare questi doni, perché una comunità senza la partecipazione dei laici è come Mosè con le braccia cadenti: la fede si affievolisce, la speranza si stanca.

b) Rinnovamento missionario della pastorale – una Chiesa in uscita. La vedova del Vangelo non si arrende: insiste, bussa, chiede. È l’immagine della Chiesa che non si stanca di evangelizzare, che non cede di fronte all’indifferenza o al disinteresse. Papa Francesco ci aveva spronati a essere una “Chiesa in uscita”, che non aspetta ma va incontro, che non teme le periferie, che parla il linguaggio della misericordia. La Visita pastorale è occasione per rinnovare lo spirito missionario: perché ogni comunità non si ripieghi su di sé, ma annunci con gioia il Vangelo, soprattutto ai giovani e alle famiglie che si sono allontanate.

c) Superare individualismi e campanilismi.  Nel racconto dell’Esodo, la vittoria è possibile solo quando Mosè, Aronne, Cur e Giosuè agiscono insieme. Nessuno può farcela da solo. Anche nella vita delle nostre parrocchie, la tentazione del campanilismo e dell’autonomia chiusa è un ostacolo alla missione. La comunione non è una perdita, ma un guadagno di grazia. Quando le comunità collaborano, quando si condividono le risorse, i doni, i sogni, allora il Vangelo risplende più forte. La Visita pastorale desidera favorire questo passo di maturità ecclesiale: passare dal “mio” al “nostro”, dal “qui” a “insieme”.

La domanda di Gesù nel Vangelo è un appello personale e comunitario: “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Troverà nelle nostre parrocchie una fede viva, una preghiera costante, una speranza che non si arrende? La Visita pastorale non porta ricette, ma vuole rinnovare il cuore. È un tempo in cui lo Spirito Santo soffia per rianimare la fede, per rialzare le braccia stanche, per infondere coraggio e fiducia. Come la Vergine Maria si alzò e andò in fretta a visitare Elisabetta, così anche la Chiesa è chiamata a farsi visitatrice di speranza. Maria è il modello della Visita pastorale: porta Cristo, ascolta, consola, gioisce, benedice. Che Lei accompagni questo cammino dell’Unità pastorale San Candido, perché la Visita del Vescovo sia un incontro di fede, un abbraccio di comunione, un impulso missionario per tutto il nostro territorio.

Fratelli e sorelle, confratelli sacerdoti, iniziamo questo tempo con animo riconoscente. Il Vescovo viene tra voi come padre, fratello e pastore; ma soprattutto, viene come segno della visita di Dio, che non si stanca di bussare alla porta del suo popolo. Lasciamoci visitare dal Signore, perché rinasca la gioia del Vangelo nelle nostre parrocchie, si rafforzi la comunione e si rinnovi la missione. “Il Signore troverà la fede sulla terra” – sì, la troverà in voi, popolo amato di Dio, se insieme vi aiuterete a camminare in comunione e in grande unità.