“Il Beato Luigi Novarese ci precede e ci accompagna. Ci insegna che il dolore non è una sconfitta, ma una chiamata; che la preghiera è la forza dei deboli; che la santità è possibile anche tra le corsie e i letti di degenza. Chiediamo a lui di intercedere per noi, perché impariamo a fare silenzio, ad ascoltare, ad accogliere Gesù nelle sue mille forme, specialmente nei più fragili. E chiediamo la grazia di essere, come lui, Chiesa ospitale, contemplativa e piena di compassione”. Il vescovo mons. Gianni Sacchi ha concluso così l’omelia della Messa nella quale, domenica 20 luglio, è stata celebrata la memoria liturgica del Beato Luigi Novarese. La funzione si è svolta alla Cascina Serniola, la casa natale del Beato casalese (scomparso nel 1984), oggi fulcro della sua missione grazie alle due opere da lui create: i Volontari della Sofferenza e i Silenziosi operai della Croce.

Nel commentare il Vangelo dell’incontro di Gesù con Marta (“operosa”) e Maria (“in ascolto”), il Vescovo ha sottolineato che mons. Novarese, “come Marta, si è speso con generosità per servire gli ammalati: organizzando, costruendo, animando. Non si è risparmiato. Ma, come Maria, ha messo al centro l’ascolto della Parola e la preghiera silenziosa. Da qui traeva la forza per non smarrirsi nelle mille urgenze, ma per mantenere lo sguardo fisso su Cristo”. Aggiungendo che “il Beato Luigi, pur immerso in mille attività, si ritagliava ogni giorno tempi lunghi di adorazione e di silenzio. Per lui ogni azione doveva partire dalla preghiera e ritornarvi”.

Il Vescovo ha ricordato inoltre quanto sia importante che la Chiesa ritrovi il primato della contemplazione, “non come rifugio ma come sorgente. Solo se stiamo con Gesù possiamo poi portarlo agli altri”. Ha aggiunto: “Accogliere Gesù non è solo questione liturgica o interiore. Significa riconoscere il suo volto nei fratelli. Il Beato Novarese ci insegna  che Cristo oggi bussa alla nostra porta nei panni dell’ammalato, del solo, dell’invisibile. E ci chiede ospitalità non nei salotti, ma nella concretezza di relazioni che sanno ascoltare, compatire, accompagnare”.

 

Della centralità di Cristo nella vita del Beato Novarese ha parlato, in un intervento prima della Messa, padre Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo. Nell’introdurre l’incontro, don Silvano Lo Presti, direttore del Servizio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro, degli Anziani e della Salute, ha ricordato che padre Carmine è stato anche, dal 2012 al 2017, direttore dell’Ufficio nazionale di Pastorale della Salute della Cei

“La centralità di Cristo nella vita del Beato Novarese – ha sottolineato il relatore –  lo ha reso un suo discepolo convinto, un testimone fedele, un collaboratore del Nazareno per l’avvento del Regno di Dio nelle anime, un gioioso annunciatore dell’amore che salva”.

Nel trarre le conclusioni, padre Carmine ha detto che “mons. Luigi Novarese era davvero innamorato di Cristo e quello che ha scritto e detto non è solo l’insegnamento teorico di una dottrina ma la condivisione di un’esperienza. Ogni suo testo potrebbe iniziare con questo incipit: ‘Vi racconto chi è il Signore e cosa ha fatto per me’. La sua azione pastorale è essenzialmente una teologia narrativa! Mons. Novarese ci ricorda che il cuore dell’annuncio della Chiesa, irrinunciabile ed essenziale, è la salvezza come dono di Cristo crocifisso: siamo peccatori graziati o da graziare. Le opere di carità della Chiesa hanno un senso e quindi la loro ragion d’essere, solo se saranno segno eloquente della presenza di Cristo Medico e favoriranno l’incontro con Lui attraverso un’adeguata azione pastorale”.

Ha aggiunto padre Carmine: “Il Beato Novarese ha invitato a prendere sul serio il sacramento che ci rende alter Christus: il Battesimo. Da esso scaturisce il discepolato dietro al Maestro. Per questo Monsignore propone per tutti una radicale sequela di Cristo qualsiasi sia lo stato di vita, la vocazione o la situazione di salute. Mons. Luigi Novarese è un testimone credibile del dono riservato da Gesù ai suoi discepoli: la gioia del Vangelo!”.

Alla festa liturgica di mons. Novarese hanno preso parte un centinaio di persone. All’altare con il Vescovo c’erano padre Carmine, don Silvano, don Renato Dalla Costa, don Carlo Grattarola, e don Thierry Tomo, del Cvs.