Omelia di Mons. Gianni Sacchi per la Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Pentecoste

 

Cattedrale di Casale Monferrato, 31 maggio 2020

 

È una solennità importantissima per i cristiani quella di oggi come la Pasqua. Perché oggi nasce la Chiesa dal soffio dello Spirito. La promessa di Gesù si compie e addirittura abbiamo sentito dalla scrittura che esistono due Pentecoste: quella di Giovanni la sera di Pasqua e quella di Luca il cinquantesimo giorno di Pasqua. Sintetizzando il messaggio possiamo dire che Giovanni ci dice da dove viene lo Spirito: dal costato trafitto del Salvatore. Luca ci dice dove porta lo Spirito: fino ai confini della terra.

Dio ci ha dato una forza straordinaria, un vento impetuoso che può gonfiare le vele della nostra vita e farci camminare con coraggio verso di lui.  Una festa grande quella di oggi che si inserisce in una tradizione ebraica antica. 50 giorni dopo la Pasqua gli ebrei celebravano il dono della legge, i Dieci Comandamenti scritti su tavole di pietra e dati a Mosè. Nasce un popolo: Israele. La Pentecoste che Luca ci racconta vuole farci percepire che il dono dello Spirito Santo è la legge scritta non più su tavole di pietra, ma direttamente nei nostri cuori. Una legge che fa nascere il nuovo popolo di Dio: la Chiesa. Parlare dello Spirito Santo non è facile. Il Padre ce lo ha mostrato, Gesù, con il suo volto e ci ha parlato di lui, della sua misericordia, del suo amore per noi.

Il Figlio si è rivelato a noi nella carne di Gesù di Nazareth, possiamo anche rappresentare la sua immagine. Ma lo Spirito Santo diventa un argomento fumoso… Ma la Bibbia ci dà una mano con la strada dei “come “. Dei paragoni. Elementi simbolici per aiutarci attraverso cose che vediamo e sentiamo ad andare verso l’invisibile. La Bibbia ne usa diversi per lo Spirito. I più importanti sono tre: il vento, il fuoco, la colomba. Il vento: ne sei circondato, lo senti, eppure non lo vedi. È libero e va ovunque. Raggiunge tutti gli uomini e li plasma.  I suoi capolavori sono i santi… Il vento manda all’aria i nostri piani, ci vuole unici, irripetibili e non soggetti alla moda del momento. Il vento dello Spirito ci dice: “Sii te stesso, non aver paura di uscire dal gregge; niente è più antipatico che nascere originali e morire copie omologate”.

Lo Spirito Santo è fuoco come si è manifestato nel giorno di Pentecoste.  Lingue di fuoco sul capo degli apostoli. Il fuoco illumina, è luce e la luce ci regala tre bellissime realtà: la vita, la salute e la gioia. È vita per piante, fiori, animali, uomini. È il Signore che dà la vita. Come stabilì il Concilio di Costantinopoli del 381 e che noi recitiamo nel Credo. È salute: senza luce ci ammaliamo e ci deprimiamo. E’ il nostro medico, il Consolatore che fascia le ferite della vita. È gioia: non è tutto più bello quando c’è il cielo azzurro e il sole splendido? Siamo dipendenti psicologicamente: la luce rallegra  e fisicamente: la luce è vita e salute. Lo Spirito Santo fuoco ci dice una grande verità: tutti dipendiamo da Dio in tutto: anima e corpo. Lo Spirito è come una colomba. In Genesi leggiamo che lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. La colomba di Noè – la pace. Il battesimo di Gesù. È simbolo della pace e dell’amore.

Tre immagini per dire qualcosa dello Spirito Santo.  Ma lo Spirito non è qualcosa:  è Qualcuno. Non è un oggetto: è un Soggetto. È una persona: un “io“ che è un abisso pieno di amore, di gioia, di pace, di sapienza e di vita. San Bernardo per far capire chi è lo Spirito Santo diceva: “Se immaginiamo il Padre che bacia il Figlio e il Figlio che riceve il bacio, possiamo dire che lo Spirito Santo è tale bacio – il bacio dell’amore”. Sant’Agostino in un modo mirabile così sintetizzò il mistero della Santissima Trinità l’Amante, l’Amato, l’Amore. Lo Spirito è l’amore che Dio riversa in noi.  È l’Amore che fa accendere in noi le parole di Gesù. È l’amore che ci insegna ciò che è buono, Santo e gradito a Dio.

Con il Battesimo e la Cresima Siamo tempio dello Spirito Santo, dimora di Dio. Non contraddiciamo questa presenza in noi con il nostro comportamento.  Il cristiano che si ritiene tale testimonia con la vita il suo amore per Cristo.  Se amo Cristo agisco di conseguenza come lui mi ha insegnato. Ritorniamo spesso nel cenacolo con Maria (che oggi la tradizione ricorda nella visitazione ad Elisabetta) e chiediamo che lo Spirito ci trasformi e ci dia il coraggio di vivere autenticamente il nostro battesimo. Con le parole di un celebre mistico della chiesa bizantina del IX secolo, Simeone il teologo invochiamo anche noi il soffio di Dio: Vieni luce vera, vita eterna. Mistero nascosto vieni tesoro senza nome viene in realtà ineffabile vieni speranza vera di coloro che saranno salvati vieni risveglio di chi dorme vieni resurrezione di chi è morto possedendoti, io povero, diventi ricco; e sarò più ricco di tutti i re. Vieni gioia eterna. Amen.