Omelia di Mons. Gianni Sacchi per la Celebrazione Eucaristica nella Prima Domenica di Quaresima

 

Cattedrale di Casale Monferrato, 1 marzo 2020

 

La Parola che abbiamo ascoltato, è per molti il primo incontro quaresimale, dato il momento che stiamo vivendo in questi giorni di emergenza sanitaria che ha toccato le nostre regioni. Abbiamo rischiato di non poter celebrare l’Eucaristia…e mai come in queste situazioni si comprende la preziosità del dono che Gesù ci ha fatto.

Ho percepito da parte di tante persone il grande dispiacere che ci sarebbe stato se non ci fosse stato dato il permesso oggi di celebrare la messa. “Senza l’Eucaristia non possiamo vivere”, dicevano nel 304 i 49 martiri cristiani di Abitene di fronte al Magistrato romano che, dopo averli sorpresi a celebrare l’eucaristia, li esortava a non farlo più per aver salva la vita. Ma essi non poterono accettare questa imposizione perché per loro l’incontro domenicale era la Vita e la risurrezione. Senza l’incontro con il Risorto, noi perdiamo la nostra identità e la nostra vita spirituale di spegne. Senza l’Eucaristia, il pane della vita, il nostro cammino si ferma. Peccato che, come tante volte succede, di una realtà ce ne accorgiamo quando ne siamo privati.

Ogni mattina quando ci alziamo chi di noi rende grazie al Signore per il dono della vita, della salute che tante volte bistrattiamo con sregolatezze, dell’affetto dei nostri cari e delle persone che amiamo. Ringraziamo dunque il Signore, perché siamo qui ad incontrarlo per fare esperienza del suo dono, mentre in altre regioni del nord Italia oggi non è permesso. Con la pagina evangelica delle tentazioni entriamo nel cammino delle domeniche quaresimali. E leggendo questo brano ci viene da dire:  “Anche Satana alle sue beatitudini da proporre”.

Gesù sul monte celebra i poveri, Satana nel deserto esalta chi possiede.

Gesù fa l’elogio degli umili di cuore… Satana ammira i potenti, gli orgogliosi.

Gesù chiama beati i perseguitati per la giustizia… Satana considera chi riceve applausi e consensi.

Come si fa a capire che si tratta di tentazioni mascherate addirittura usando la parola stessa di Dio? È importante leggere bene il Vangelo in tutti i suoi particolari. Innanzitutto il luogo tipico della tentazione è il deserto. Renan, storico delle religioni diceva che il “Deserto è monoteista”. Cioè le tre grandi religioni del libro sono nate lì. Lì lavora colui che vuole dividere, separare. Ma noi che non viviamo nel deserto siamo risparmiati dal tentatore? In realtà l’esperienza del deserto è universale. La parola deserto significa luogo arido, vuoto, desolato. È il luogo in cui manca tutto, sei richiamato all’essenziale perché nel deserto sei obbligato a fare l’apprendistato della sottrazione. Questo è il deserto fisico di sabbia, di pietre, di rovi e di sterpaglie… Ma c’è anche un deserto che è dentro di noi, che ci abita e in cui abitiamo, che ci avvolge e ci compenetra. È quel deserto di cui si fa esperienza quando da adulti ci guardiamo dentro e ci scopriamo vuoti, aridi, abitati da solitudine essenziale e da un’angoscia fondamentale.

Noi, di solito, per poter vivere senza grossi problemi abbiamo bisogno di metterci delle maschere, di ingannarci e di ingannare sulla nostra vera personalità. Il deserto che è in noi ci obbliga a lasciare ogni maschera: – la commedia è finita –. È in questa situazione di verità radicale (è la verità riguardante la nostra povertà di creature finite) che si rende presente il tentatore. Il riformatore tedesco Martin Lutero l’ha definito la scimmia di Dio, la caricatura di Dio perché si comporta come se fosse Dio. Si mette la maschera di Dio e come Dio, anche lui promette.  Ad Adamo ed Eva aveva promesso: sarete come Dio. A Gesù promette: sarai un Messia ascoltato e osannato. A noi pure promette tante cose per vincere la nostra insicurezza di fronte al futuro. Per questo ci mette a disposizione molte cose, anche una fede religiosa. Sa benissimo che nel mondo non ci sono atei perfetti.

Ciascuno ha la sua fede: se non in Dio, in qualcosa che tenga il posto di Dio: in un idolo. Il diavolo è disposto anche a lasciarci la fede in Dio, ma in un Dio ridotto a idolo: un Dio da utilizzare e da far servire, un Dio dal miracolo facile. Si può allora capire che la vera grande tentazione, che si nasconde dietro le piccole tentazioni quotidiane riguardanti il possesso dei beni, il potere, il successo, una religiosità di facciata e di comodo, è la tentazione dell’apostasia. Cioè dell’abbandono di Dio, del rinnegarlo.  Il tentatore vuole distaccarci da Dio.  Gesù sente questo pericolo.  Sente che è in gioco la fedeltà al Padre, alla sua Parola, alle sue promesse. Gesù vince rinnovando al Padre e alla sua Parola tutta la propria fiducia: “sta scritto!“ La volontà di Dio non si discute! Gesù si fida e si affida: il suo desiderio più profondo sarà sempre quello di avere il cuore del Padre per essere grande nell’amore.

Il deserto diventa allora il luogo dove si realizza una grande comunione di amore con il Padre e con lo Spirito che non l’ha mai abbandonato. Quando parliamo di diavolo, Satana, il tentatore, pensiamo a diavoletti che si aggirano intorno a noi suggerendoci cose negative. Ci viene da sorridere. Ma se pensiamo per un momento alla nostra vita, alle sconfitte che abbiamo subito solo perché abbiamo ascoltato una voce che ci ha portato lontano. La cosa si fa seria. È necessaria la preghiera. Ma perché sprecare il tempo così? È essenziale l’eucarestia per la nostra vita di fede. Ma perché devo sempre andarci? Ci andrò quando mi sentirò! È importante formarsi spiritualmente e culturalmente con incontri e confronti. Ma perché perdere tempo… Si sta così bene a casa con le pantofole ai piedi davanti alla tv. Quanti soffrono nel mondo per ingiustizie, fame guerre e calamità. Ma mica posso risolvere io tutti i problemi… ne ho già io dei miei problemi da risolvere. Potrei andare avanti per evidenziare la nostra estrema fragilità che diventa sempre più evidente tanto più ci stacchiamo da un vero e intenso rapporto di amore con Dio. Il tentatore vuole colmare i vuoti che ci fanno soffrire, ma lo Spirito ci aiuta se noi lo invochiamo e come Gesù ci affidiamo totalmente alla parola di Dio.  “Sta scritto!”.