Questo il saluto del vescovo mons. Gianni Sacchi all’inizio della celebrazione del solenne pontificale per Sant’Evasio.

Terminiamo oggi un anno in cui abbiamo riscoperto le nostre antiche origini e il percorso della nostra Diocesi in questi secoli, ma non possiamo non pensare al futuro, al nostro essere Chiesa in questo contesto storico e in questa situazione sociale in cui ci troviamo a vivere.

Fa molto riflettere l’ultima indagine pubblicata su Avvenire domenica scorsa che la Cei ha commissionato al Censis sulla religiosità degli italiani.

La mutata situazione ecclesiale, la continua crescita dell’indifferenza religiosa, soprattutto nelle nuove generazioni, e una spiritualità svincolata da ogni appartenenza ecclesiale la vediamo fattivamente anche sul nostro territorio e nelle nostre parrocchie.

Papa Francesco, un anno dopo la sua elezione, ha tracciato il profilo della Chiesa che lui aveva in mente: una Chiesa che sappia accogliere con tenerezza, recuperando la memoria di popolo di Dio, che non rifugga la vita comunitaria; che sappia guardare al futuro con speranza e quella pazienza che, come dice San Paolo, ci permette di sopportarci mutuamente, l’uno all’altro.

Una Chiesa che abbia un cuore senza confini e la dolcezza dello sguardo di Gesù.

Una Chiesa dalla porta sempre aperta, capace di parlare i linguaggi dei ragazzi, di cogliere anche negli altri ambienti (dello sport e delle nuove tecnologie) le possibilità di annunciare il Vangelo; audace nell’esplorare.

Una Chiesa vicina ai ragazzi soli, che non hanno un modello di famiglia.

Una Chiesa fatta di parroci vicini alla gente, disposti a rispondere e a correre in qualsiasi momento ci sia la necessità.

Che Chiesa vuole essere la nostra di Casale?